L’8 ottobre 2018, Tolmezzo è stata meta della visita di studio di 35 studenti del terzo e quarto anno del corso di Laurea in Ingegneria Edile e Architettura del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università degli Studi di Trento (Dicam).
‘Tolmezzo’ è infatti tema – assieme alla città di Trento e al comune di Favara – del laboratorio di progettazione nell’ambito del corso di “Urban Design+Design” tenuto dal prof. arch. G. Pino Scaglione, che in quest’Anno Accademico 2018-2019, si concentra sul “Progettare la foresta, diradare la città, abitare la montagna”.
In particolare “Il margine del bosco, il grande fiume e la nuova organizzazione” sono i punti nodali attorno ai quali ruota lo studio e il lavoro che i giovani studenti affronteranno ri-pensando il capoluogo carnico.
La mattina è stata dedicata ai sopralluoghi nel centro storico e nella zona industriale, lungo i fiumi But e Tagliamento, mentre il pomeriggio – dopo un assaggio dei prodotti tipici Carnici presso il Caseificio Sociale Alto But – gli studenti hanno partecipato ad una serie di incontri di approfondimento sui temi di progetto. Dopo il sindaco Francesco Brollo, che ha dato il benvenuto dell’Amministrazione e introdotto alcuni punti “caldi” in materia di sviluppo, è intervenuto Jeremy Scarsini dell’Ufficio Urbanistica del Comune, che ha fornito indicazioni tecniche e di indirizzo urbanistico. Successivamente il Direttore del Carnia Industrial Park, Danilo Farinelli, dopo una sintesi delle funzioni e dell’operatività del Consorzio nell’ambito del Piano Territoriale Infraregionale, ha illustrato i progetti avviati legati al recupero e riuso degli spazi e degli immobili. A conclusione della visita studio, gli studenti trentini hanno potuto apprendere dalle parole di Alessandro Prodorutti e Giovanni Molinaro – in rappresentanza delle istanze dei Commercianti sia del centro storico che della “periferia” tolmezzina – i temi cari alla categoria, per una visione ancora più ampia del contesto cittadino.
L’attenzione a Tolmezzo è nata dalla collaborazione dell’arch. Gianluca Nicolini – recentemente trasferitovisi da Trento assieme al suo Studio di architettura – con il dipartimenti Dicam, per il quale funge da supporto esterno partecipando alla didattica dei laboratori di progettazione del corso di Urbanistica. «Grazie al mio vivere la città, ne ho potuto apprezzare la bellezza e le molte potenzialità – racconta l’architetto – a volte più evidenti a chi le guarda con un occhio nuovo. Da questi spunti ho quindi proposto al professor Scaglione di portare alcuni temi che potessero essere riassunti sia nella valorizzazione del centro storico che nella maggiore connessione tra l’abitato e la bellissima natura che lo circonda, il fiume e la montagna». Punti strettamente connessi al tema generale del corso, scelto con un preciso indirizzo culturale, metodologico e progettuale, come spiega Nicolini: «il progetto della città contemporanea e il suo futuro, negli anni a venire, non potranno prescindere da un nuovo equilibrio tra elementi ecologici ed elementi costruttivi, di qualsiasi natura siano questi ultimi, insieme al ripensare e ridisegnare gli scenari della mobilità».
Il lavoro su Tolmezzo interessa soprattutto lo spazio collettivo, con l’obiettivo di rigenerare, ricollegare, ridare senso ai luoghi e al rapporto tra urbanizzato e natura, che qui è caratterizzata dai grandi “segni” paesaggistici come l’ampio letto del fiume, i torrenti che vi affluiscono, il bosco e la montagna tutt’attorno.
Passo dopo passo gli studenti giungeranno a realizzare proposte progettuali per la riconfigurazione degli ambiti urbani di Tolmezzo – edifici, strade, parcheggi – che hanno perso senso e riconoscibilità, recuperando una dimensione di estetica urbana compatibile con la storia e la contemporaneità, dando espressione all’identità del territorio e reintroducendo il “bosco”, dalla montagna verso il fiume.
«Un progetto e un percorso didattico – conclude l’arch. Gianluca Nicolini – che guarda alla “costruzione” di una foresta urbana e al diradare l’edificato, con la consapevolezza del ruolo civile, prima ancora che cultura e professionale, dei progettisti per la riconquista di una dimensione qualitativa degli spazi di relazione, collettivi e pubblici, attraverso l’inversione delle tendenze degli ultimi anni (fiumi e corsi d’acqua deviati o incanalati, infrastrutture pensati, chilometri cubi di asfalto) a favore di una nuova dimensione ecologica per la salvezza del pianeta in termini ambientali, paesaggistici e climatici».